La simplicité est un exercice. À tenir, maintenir. Comme en témoigne ce recueil de cinq nouvelles de Mario Rigoni Stern, fluide, telle une eau de roche. Mais cette simplicité propre à l'écrivain italien n'enlève rien à la densité de ses petits récits, marqués par une vie militaire, influencés par la nature, par sa montagne natale. Ici le témoignage de son existence dans un camp de travail nazi entre 1943 et 1944, "en attendant l'aube" (qui donne le titre au recueil) ; là un Noël 1945 terrassé par la guerre ; là encore le sentiment de liberté érigé au bout d'une sagesse quotidienne, ici enfin une reconnaissance mêlée d'admiration, de fascination pour Jacopo Bassano, peintre vénitien de la Renaissance.

I racconti che compongono questo libro hanno una doppia anima: guerra e natura si alternano in un contrappunto che la scrittura di Rigoni sa modulare con verità. Così, accanto alla storia di Romedio e della sua mula che salvarono decine di feriti in Russia, o a quella di una bottiglia di grappa nascosta in una trincea da un soldato nel 1917, e ritrovata trent'anni dopo, o ancora a quella di un ritorno, dopo sessant'anni, sul luogo della sofferenza e della morte - il Lager 1B, in Polonia - trasformato in un impossibile paesaggio bucolico, possono trovare posto due piccoli caprioli che si avvicinano alle case in cerca di cibo e di riparo, una lepre inseguita nel bosco, la legna messa da parte per l'inverno o per chi verrà dopo di noi.